Giacomo Vannucchi (Prato, 1978) è un artista che con le sue opere ci trasporta in ambienti
modulati da tensioni percettive, insite nella natura stessa dei materiali usati e nelle
infinite sfaccettature delle proprie relazioni intime. Una lotta continua tra rispetto della
regola e voglia di abbattere le convenzioni sociali, passando dalla tormenta della
quotidianità ad un più docile mare tranquillo, approdo di un’esistenza vissuta
sull’emotività.
Le sue creazioni delineano la poetica di una tavolozza cromatica essenziale: due colori
soltanto. Macchie sgocciolate e rette perpendicolari che emergono da un fondo oscuro, come a
voler cercare in qualche modo di instradare il caos innestato dalla casualità, pur lasciando
intravedere, un’arrendevole e necessaria resa nei confronti di ataviche entropie.
Opere nelle quali, lo stravolgimento dimensionale e le tracce lasciate dalla materia,
escluse dalla propria sede, sottolineano ancora una volta una battaglia fra forma e
sostanza: ciò che in potenza vorremmo essere e ciò che in atto invece siamo.
Il racconto del viaggio errante dell’artista che non si pone meta, offre a chi lo ascolta,
immediate vibrazioni epiteliali che si sedimentano man mano che apriamo nuove chiavi di
lettura delle opere. Ecco nascere riflessioni intime sul lasciar andare anche ciò che
amiamo, liberandoci dalle nostre avidità, cercando di smettere di inseguire quello che ci
viene imposto dal pensiero comune, aprendoci alla volontà sincera di non tradire più noi
stessi.
Ottenuto il diploma alla Scuola Internazionale Comics Firenze, inizia la sua ricerca prima
come illustratore poi come artista visivo. Nell’ultimo anno ricordiamo la sua prima
personale patrocinata dal Comune di Prato e la selezione alla finale del Premio artistico
Giuliano Nozzoli con la conseguente vittoria.